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Riqualificazione urbana: perchè è il futuro dell’architettura

Cosa intendiamo per riqualificazione urbana?

L’architetto è un visionario che crea la sua opera a partire dal luogo sul quale realizzerà il suo progetto.

Il genius loci nell’accezione moderna del termine di cui fa uso soprattutto l’architettura è nozione difficilmente confinabile in una sola parola o sinonimo, esso è piuttosto un insieme di concetti che fanno riferimento alla natura, alla morfologia e all’identità del luogo.

Il luogo è quindi caratterizzato da un’entità fisica, da un anima ed è tale perché riconducibile all’attività dell’uomo che lo modifica.

Il genius loci è definito per la prima volta dagli antichi romani come entità naturale e soprannaturale legata a un luogo e  come oggetto di culto nella religione.

Dall’aspra critica di Norberg Schulz verso la riproposizione sconsiderata su larga scala dei modelli dei maestri dell’architettura quali Le Corbusier, Wright o Louis Kahn che a suo avviso ha creato dei non luoghi il passaggio all’attuale modalità del progettare è presto fatto.

Un po’ di storia

Nel XX secolo l’estremizzazione della standardizzazione degli edifici nata proprio agli inizi del novecento si traduce nella sterilità della produzione architettonica media caratterizzata fortemente dalla funzione a discapito della qualità architettonica e soprattutto del genius loci.

Certamente la speculazione edilizia accentua e contribuisce a privilegiare la funzione rispetto al luogo e continua ad alimentare un mercato edilizio dove il consumo di suolo è ancora preponderante rispetto alla trasformazione del territorio costruito.

La recente concezione di progetto dell’esistente […] vede gli interventi di nuova costruzione come l’eccezione, rispetto alla necessità più generale di governare l’ambiente costruito attraverso l’intelligente combinazione dei processi di conservazione e trasformazione” (Di Battista, 2006).

Oggi più che mai l’architettura ha l’arduo compito di farsi portavoce di processi di riqualificazione dei tessuti urbani attraverso il riuso e l’innesto di nuovi organismi architettonici che sappiano interpretare le nuove esigenze dei nostri centri urbani in funzione del loro costruito.

Per questo serve un grande sforzo comune che architetti, ingegneri, la parte imprenditoriale e quella amministrativa del paese devono mettere insieme per generare un processo virtuoso di rigenerazione urbana.

Solo attraverso questa azione di rivitalizzazione del costruito le nostre città saranno all’altezza di affrontare le nuove esigenze abitative, economiche e sociali delle metropoli moderne.

Riqualificazione urbana: alcuni esempi

Via Torino a Milano

Il progetto dell’arch. Paolo Asti ricuce un vuoto urbano provocato dai bombardamenti della seconda guerra mondiale tramite il recupero della pre-esistenza e la ricostruzione di un nuovo organismo architettonico.

La facciata si adegua agli stili della strada: i primi due piani sono a destinazione commerciale, mentre al piano superiore si colloca la destinazione terziaria. L’intervento valorizza le preesistenze storiche pur aggiungendo al terzo piano due nuovi volumi perfettamente integrati e caratterizzati da un linguaggio classico-moderno.

Museo dell’Ara Pacis di Richard Meier

Il complesso museale dell’Ara Pacis insiste tra il Lungo Tevere in Augustea e la via di Ripetta, si sviluppa secondo l’asse principale nord-sud ed è composto da aree scoperte e da un nucleo centrale coperto articolato in ambienti chiusi intervallati da cortine murarie e pareti vetrate.

L’opera ripropone la funzione della teca originaria realizzata da Vittorio Ballio Morpurgo nel 1939 che Meier arricchisce con sua la riqualificazione urbana dello spazio pubblico antistante e retrostante ad essa.

È stata investita da dure critiche dopo la sua realizzazione del 2006 e ovviamente può piacere o non piacere, ma obbiettivamente è ben contestualizzata e capace di svolgere la sua funzione di protezione dell’ara oltre a quella di aver conferito una nuova identità ad un tessuto urbanistico tanto stratificato come quello della capitale.

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